Piano
primo
Vita religiosa a Capriglio dall’inizio dell’Ottocento a inizio Novecento
I RITI SACRAMENTALI
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LA PRIMA COMUNIONE
Nella vita di un giovane cristiano la Prima Comunione è il momento in cui si celebra l'unione spirituale tra il battezzato e il corpo di Gesù attraverso l'Eucarestia, nel rinnovamento sacramentale del sacrificio sulla croce.
Per i fanciulli vissuti al centro del Piemonte all'inizio dell'Ottocento, all'epoca di Mamma Margherita e di giovanni suo figlio, la Comunione era un traguardo della spiritualità. Basti pensare a San Domenico Savio, sSnto salesiano, comunicando a sette anni, invece che a dodici/quattordici com'era consuetudine all'epoca, poiché frequentava assiduamente la chiesa di Mondonio già a partire dall'età di cinque anni.
Mamma Margherita preparò Giovannino Bosco con grande cura a ricevere la Prima Comunione, anche se non aveva bisogno di esortarlo a seguire il catechismo perché era proprio Giovanni che si faceva carico in modo gioioso di convincere i suoi amici coetanei all'assidua presenza. Grazie a Mamma Margherita e alle brillanti risposte date all'esame catechistico il prevosto vicario foraneo Giuseppe Sismondo di Castelnuovo d'Asti (che aveva battezzato il futuro Santo) lo autorizzò ad accostarsi alla Santa Comunione, anche prima del tempo.
La prima Comunione di Giovanni Bosco avvenne a Pasqua del 1826, il 26 marzo, nella chiesa parrocchiale di Sant1Andrea a Castelnuovo d'Asti.
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IL MATRIMONIO
Il rito sacramentale del matrimonio era molto sentito nelle campagne piemontesi dell'Ottocento: la sposa aveva lavorato anni per preparare il corredo che costituiva una grossa fetta della dote portata nell'unione matrimoniale. È molto probabile che fu quanto avvenne anche a Margherita Occhiena andata sposa all'età di ventiquattro a Francesco Bosco, vedovo con un figlio, anni il 6 giugno 1812. In vigore c'erano le leggi napoleoniche per cui il matrimonio fu prima registrato nella casa della Comunità e poi celebrato nella chiesa parrocchiale di Capriglio con Margherita nella sua veste più bella.
L'utilizzo della veste più bella più preziosa si registra a partire dal medioevo quando l'abito nuziale divenne molto colorato e confezionato con stoffe ricercate come velluto, damasco e seta, un abito di rappresentanza al meglio della classe sociale a cui si apparteneva .
Fu poi a partire dalla metà dell'Ottocento che il vestito da sposa si uniformò alla moda dell'epoca, ma la svolta la diede il matrimonio della regina Vittoria d1inghilterra sposa ad Alberto di Sassonia Coburgo allorchè la regina indossò un ricco abito bianco con lo strascico, inaugurando così una nuova tendenza anche se non accessibile a tutte. La diffusione di tale modello fu facilitata dalla diffusione della fotografia del matrimonio, una delle prime della storia della fotografia.
Negli anni 120 del Novecento i vestiti si accorciarono e l'abito per il giorno più bello della vita seguì la tendenza, si accorciò anch'esso e comparirono abiti chiari nei toni del beige, del rosa.
Nell'immediato secondo dopoguerra: anni 140, anni 1 50 spesso gli abiti da sposa erano di colori molto scuri, se non addirittura neri.





